Willy, storia di ordinario bullismo





di Mariangela Pacifico



Il caso di Willy ha colpito tutti noi, ormai sono giorni che questa notizia ha invaso tutti i telegiornali e non solo, ormai tutti ne discutono. Willy, era un semplice ragazzo di 21 anni, che come tutti i ragazzi studiava e si stava costruendo man mano una carriera, che però, per via del suo essere buono e in particolar modo corretto, la sua vita ha raggiunto ormai, un punto di non ritorno.

La notte tra il 5 e il 6 settembre, la sua vita si è interrotta, per mano di quattro o forse anche cinque ragazzi, che lo hanno massacrato fino alla morte, con pugni e calci, uno di questi fatali per la sua vita, non riuscendo nemmeno a raggiungere l'ospedale per essere salvato.

La sua unica colpa? Aver preso le difese di un suo amico, così come ogni amico avrebbe fatto.

È davvero questo quello che merita chi è corretto, in questo mondo?

Purtroppo, Willy, era troppo corretto per il mondo. Un mondo, che necessita più ragazzi come lui, a differenza di quei quattro che gli hanno tranciato il futuro.

Possiamo mettere in ballo, molti aspetti del perché lo abbiano ucciso. Quello che risalta di più all'occhio di tutti, era per il suo semplice colore di pelle, oppure perché volevano dimostrare la prevalenza del branco, dimostrare chi comandasse, o ancora, semplicemente per passare il tempo?

Non lo sapremo mai, non sapremo cosa passava nelle loro menti in quel preciso istante e soprattutto, se un minimo provano un senso di colpa. Tali, non possono nemmeno definirsi uomini, ma solo animali. Gli animali uccidono per prevalere sull'altro, dimostrando l'essere Alpha e quindi di saper governare.

E se questo, è quello che vogliono, beh, la definizione di “animale” è più che giusta.

Non esiste giustificazione per un atto simile, non esiste un perché, non esiste che ancora nel 2020, invece di andare verso il futuro, verso un mondo migliore, si retrocede sempre di più.

Non bisogna nascondersi dietro a giustificazioni come “ma era solo un immigrato”, come è stato dichiarato dai genitori di uno dei quattro ragazzi.

Prima di essere un “immigrato” è una persona, come tutti noi, ha diritto tanto quanto noi a vivere, forse anche di più rispetto ad altra gente.

Per non parlare poi del fatto, che una famiglia, ha perso un figlio e credo sia la cosa più brutta che possa capitare ad una famiglia.

Il movimento del BLM in America, con la morte di George Floyd, doveva insegnare una bella lezione a tutti quanti noi, e come lui, tanti altri. Ma purtroppo, l'umanità non è ancora in grado di andare avanti, non meritiamo il mondo sulla quale noi stiamo vivendo, perché se ancora oggi, il colore della tua pelle -come altri fattori- ci differenzia, non siamo per niente pronti al futuro e a quel passo fondamentale, per il mondo intero che può fare la differenza. In cuor mio, spero che la giustizia faccia il suo dovere e che, chi ha partecipato a questo omicidio, venga punito e che non sia libero di circolare molto presto, come succede in alcuni casi.

Willy sarà sempre ricordato da tutti noi, sperando in un qualcosa di positivo, in futuro, con un cambiamento radicale di tutti noi.